Le origini di Caltagirone si possono far risalire alle più antiche età della preistoria. Numerosi ritrovamenti, nell'area della Città e nelle sue immediate vicinanze, la rivelano antica Città Sicana e successivamente sicula, greca, romana e bizantina. Le tracce più antiche della presenza urbana nel sito stesso della Città, si sono rinvenute sul Monte dell'ex Matrice, ove sono state portate in luce ceramiche dell'età' del bronzo antico.

Fu li ugualmente il centro o l'acropoli della Città greco-sicula e romana, cui sono pertinenti la fornace scoperta nella selva di S. Gregorio e le necropoli di Monte S. Giorgio, dei Cappuccini, dell'Acquanuova, del Teatrino, etc.
é assai probabile che Caltagirone sia stato Castello Bizantino e quindi Città degli Arabi cui si deve la prima parte del toponimo.
Kalat, infatti, é certamente termine arabo ad indicare un castello, una rocca o, comunque, un luogo abitato elevato e fortificato.
Più controversa la seconda parte del nome, per alcuni riferibile ad un precedente toponimo di età greca "gelon" che indicherebbe l'appartenenza di questi luoghi ai gelesi, peraltro anch'esso di derivazione araba ed indicante variamente il "castello delle giare", etc.
Poco distante da Sant'Ippolito a Nord, la vasta contrada della Montagna é uno dei siti antichi più suggestivi del calatino e dell'intera Sicilia.
Si tratta di una zona montuosa caratterizzata dalle bianche creste calcaree, emergenti da una vegetazione tipicamente mediterranea di lecci, cornioli, pistacchi, alloro, etc.
Ovunque, la tenera roccia calcarea porta i segni della mano dell'uomo. Si tratta per lo più di sepolcri, scavati con grande perizia e con scarsi mezzi tecnici a cominciare dalla prima età del bronzo. Splendide e pressoché uniche in Sicilia sono le cosiddette "tombe a tholos", che imitano con impressionante fedeltà le tipiche tombe micenee.
Ciò dimostra, assieme al ritrovamento di manufatti micenei o imitazioni micenee, l'influenza esercitata da queste popolazioni greche sulla zona di Caltagirone a ragione della sua importanza commerciale e strategica.
Ampie e sparse per tutto il territorio sono le testimonianze della penetrazione greca; la stessa Città di Caltagirone dovette in quest'epoca assumere l'aspetto di piccolo ma importante centro urbano. Antichi scavi, casuali o programmati portarono in luce tombe,ovunque la Città si andava espandendo: Acquanuova, San Luigi, Piazza Marconi, San Giorgio, etc.
In epoca più recente sono stati scoperti resti di forni ceramici nella selva di San Gregorio, mentre ultimamente, scavi archeologici hanno permesso la datazione, rispettivamente al VI e IV sec. A.C., delle necropoli di San Giorgio e dei Cappuccini.
Se il centro moderno di Caltagirone nasconde le testimonianze più antiche, resti monumentali sono visibili e visitabili nei suoi immediati dintorni.
Da ricordare anzitutto il grande centro greco di Monte San Mauro, che sorge in una incantevole posizione sulle colline dominanti la vallata del fiume Maroglio. Le necropoli di monte San Mauro hanno restituito splendidi vasi in ceramica ed in bronzo nonché prodotti di oreficeria e di coroplastica. Da San Mauro provengono inoltre le bellissime terrecotte architettoniche dipinte, conservate attualmente nel Museo archeologico di Siracusa e la magnifica scultura con le sfingi e scene di danza nel locale Museo Regionale della Ceramica.
Ma eccezionali sono a San Mauro le case di età greca disposte a ventaglio sulle pendici delle colline.
Esse, per lo stato di conservazione veramente raro, rappresentano una testimonianza di estremo interesse archeologico e turistico.
Ad Altobrando ed a piano Casazze sono i resti imponenti di due centri fortificati siculo-greci e poi romani, interessanti sopratutto per le opere di fortificazione delle due Città poste al controllo della Piana di Catania.
Testimonianza dell'età bizantina sono riscontrabili in varie zone del territorio di Caltagirone, ma é dall'età' normanna che la Città assume un ruolo di notevole importanza nel contesto siciliano; a quest'età é da riferirsi la ricostruzione di edifici sopratutto religiosi: prima fra tutte la chiesa di San Giacomo voluta dal conte Ruggero in ringraziamento dell'aiuto prestato dal Santo, alle sue truppe, nella battaglia contro i Saraceni.
Sorsero quindi in questa epoca e negli anni immediatamente successivi, o furono comunque abbellite e restaurate, le chiese di Santa Maria del Monte, di San Giorgio e di San Giuliano che costituivano, assieme a San Giacomo, le quattro più antiche parrocchie.
La fioritura economica dovuta sopratutto alle produzione di corde, dolciumi, oltreché delle ceramiche, determinò anche una fioritura culturale e degli studi.
Il collegio degli Studi dei Gesuiti esiste già da alcuni decenni, venne riconosciuto, con concessione di Filippo IV, come università calatina, con le facoltà di medicina, giurisprudenza e diritto canonico. L'università, che produsse nelle varie discipline ingegni di chiara fama, rimase in vita fino ai primi anni dell'800.
Un altro importante centro di cultura e di studi fu il Convento dei Francescani Conventuali, venuti a Caltagirone nel 1236 con il Beato Riccardo, uno dei primi compagni di San. Francesco.
Per unire alla Città questo importante centro di vita spirituale fu costruito nel 1666 il grandioso ponte a cinque arcate, opera del romano Orazio Torriani.
Splendida negli edifici e ricca di opere d'arte, si mostrava la Città fino al 1693, anno in cui il funesto terremoto la distrusse quasi totalmente.
Nacque tuttavia assai presto con un sontuoso e scenografico aspetto settecentesco quale ancora oggi quasi integro, si può osservare.